Ora si attende un intervento chiarificatore dell’Agenzia delle Entrate
Nel mondo della fiscalità immobiliare, l’interpretazione delle leggi può avere un impatto significativo sui proprietari e sugli inquilini. La recente sentenza della Cassazione n. 12395 del 7 maggio 2024 può rappresentare una svolta importante riguardo l’applicabilità della cedolare secca sugli affitti, andando a modificare una prassi consolidata da oltre un decennio.
La cedolare secca sugli affitti è stata introdotta come un’opzione fiscale per semplificare e ridurre il carico tributario sui redditi derivanti dalla locazione di immobili residenziali. Questa imposta sostitutiva consente ai proprietari di pagare un’aliquota fissa sui canoni di locazione, in sostituzione dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comunali.
Dal 2011, con la circolare n. 26/E del primo giugno, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che la cedolare secca non poteva essere applicata ai contratti di locazione stipulati con conduttori che operano nell’esercizio di attività di impresa o di lavoro autonomo. Questo principio si applicava indipendentemente dal fatto che l’immobile fosse poi utilizzato a scopo abitativo da dipendenti o collaboratori dell’azienda. Inoltre, venivano esclusi dall’applicazione della cedolare secca anche i contratti di locazione di immobili residenziali utilizzati come uffici o per scopi promiscui.
La sentenza della Cassazione
Con la sentenza n. 12395 del 2024, la Cassazione ha ribaltato questa interpretazione, dichiarando irrilevante la qualità del conduttore e la finalità professionale dell’uso dell’immobile, purché l’uso sia abitativo. In altre parole, la cedolare secca, come si spiega in un articolo di Federproprietà, può essere applicata anche quando l’inquilino è una società o un’impresa che affitta un’abitazione per i propri dipendenti, clienti o fornitori.
Le implicazioni
Questa sentenza segna un cambiamento significativo nella giurisprudenza italiana, ampliando l’accesso alla cedolare secca anche ai contratti di locazione che coinvolgono imprese e professionisti, purché l’uso dell’immobile sia abitativo. Tuttavia, la normativa rimane chiara nel vietare l’applicazione della cedolare secca quando il locatore svolge la locazione nell’ambito di un’attività imprenditoriale.
La necessità di un chiarimento da parte dell’Agenzia delle Entrate
La posizione dell’Agenzia delle Entrate, che richiede che né il locatore né il conduttore svolgano attività imprenditoriale o autonoma per applicare la cedolare secca, ha portato molti proprietari a registrare i contratti di locazione senza optare per questa agevolazione fiscale, sostenendo costi aggiuntivi in termini di imposta di registro, IRPEF e addizionali. Ora, alla luce di essa, è atteso un intervento chiarificatore dell’Agenzia delle Entrate per permettere ai contribuenti di operare in conformità con la nuova interpretazione giurisprudenziale.