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La Banca d’Italia certifica la «bastonata» della Bce: il costo dei mutui a livelli record

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A novembre 2023 toccate percentuali che non si vedevano da 15 anni

Una politica miope, quella della Bce, ha «bastonato» i piccoli proprietari immobiliari e le famiglie italiane che più di tutti hanno risentito delle decisioni di Christine Lagarde di aumentare, più volte nel corso del 2023, il costo del denaro. Circostanza che ha pesantemente influito sul costo dei mutui e dei prestiti alle famiglie. Come se non bastassero già i numerosi rincari dovuti alla particolare congiuntura economia e internazionale. Nei giorni scorsi la «batosta» è stata certificata anche dalla Banca d’Italia. A novembre, infatti, si è registrato un picco dei tassi sui mutui che non si vedeva da 15 anni.

Il tasso Taeg (comprensivo quindi di spese) sui nuovi finanziamenti è arrivato a novembre al 4,92%, un livello che non veniva toccato dalla fine del 2008. Non a caso, sempre secondo le tabelle di Bankitalia, a novembre sono scesi dell’1,2% i prestiti alle famiglie che evidentemente hanno rimandato, se possibile, l’acquisto. Gli alti tassi hanno inciso, inoltre, anche sui prestiti alle imprese, crollati del 4,8% con le aziende che stanno rimandando gli investimenti o ricorrendo alla propria liquidità con la Cna che avvisa dei pericoli di una stretta del credito chiedendo alle banche di non soffocare il “tessuto” italiano fatto da famiglie, artigiani e Pmi.

I dati sull’inflazione diffusi a dicembre hanno indotto la Bce, nella sua riunione di quel mese, a tagliare le stime di inflazione per il 2024. L’istituto centrale ha tuttavia mantenuto i tassi ancora una volta fermi e non si è sbilanciato sulla tempistica dei tagli, forse per frenare le eccessive aspettative di mercato che ha comunque fatto dietrofront sui mutui dopo 24 mesi di rialzi.

La riduzione del costo del denaro

Su quando la Bce inizierà a ridurre il costo del denaro c’è ancora incertezza. Il mercato, molti comparti economici e buona parte della politica chiede un’azione già a marzo ma lo scenario più probabile, secondo gli osservatori, la prevede a giugno con un ulteriori tagli nella seconda metà dell’anno. E con questa prospettiva, nell’ultimo scorcio del 2023 i tassi di riferimento per la stipula dei finanziamenti a tasso fisso hanno così innescato un percorso discendente.

Attualmente il Taeg più basso, nelle piattaforme di ricerca sui mutui oscilla fra il 3,4 e il 3-5% per il fisso mentre il variabile non ha subito variazioni significative. Chi ha sottoscritto questa tipologia, per fortuna una minoranza, ha subito un aumento vertiginoso della rata in questi due anni se non è riuscito a surrogare e passare al fisso o se non aveva un ‘cap’ ovvero un tetto. Un rialzo che ha portato molte famiglie in grave difficoltà e costrette a ricorrere alla sospensione delle rate o all’allungamento della durata.

Napoli e Campania

Ma le notizie peggiori, tanto per cambiare, riguardano la nostra regione dove il credito costa sempre di più. Se si prende come riferimento un finanziamento a tasso fisso da 150mila euro della durata di 25 anni, afferma un articolo del «Roma», la rata da pagare a Napoli ammonta a 980 euro, 139 euro in più a Milano, 180 euro in più rispetto a Bologna e 159 euro in più rispetto a Roma.

Una famiglia napoletana, calcolatrice alla mano, dovrebbe sborsare 2160 euro in più all’anno, per lo stesso prestito, di una famiglia bolognese. Ma la forte discrepanza si può notare anche se si guardano i tassi a livello regionale. I tassi medi in Campania, nel 2023, avevano raggiunto il 6% mentre altre regioni come Emilia Romagna, Lazio e Lombardia tra il 4 e il 4,5%.

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