Se le pratiche per il condono fossero state espletate, le case pericolose sarebbero state abbattute
La tragedia di Casamicciola ha lasciato sgomenti tutti. Dodici vite spezzate a causa delle copiose piogge e dell’incuria dell’uomo. Ma nel dibattito a cui si è assistito nei giorni immediatamente successivi al dramma è emerso un discorso alquanto surreale. Un rimpallo di accuse, del tutto inutili in questo momento, su chi, come e quando avrebbe dato il via libera al condono. Come se la tragedia fosse stata causata da esso. Una distorsione completamente lontana dalla realtà. Senza entrare nel merito di quello che è accaduto a Casamicciola, ma facendo una riflessione più generale, bisogna sottolineare alcuni aspetti.
Il condono in sé non significa via libera all’abusivismo. Il condono è un atto di un governo volto a favorire la trasparenza. Se questo provvedimento fosse attuato nel giro di pochi mesi, di pochi anni, si avrebbe un effetto di qualificazione del territorio. Grazie a esso si sarebbe fatta una selezione fra ciò che può essere salvato, sanato, e ciò che deve essere abbattuto.
Il problema non sta nel provvedimento in sé ma nel fatto che una volta avviato il condono, le pratiche non vengono espletate dai responsabili locali e una casa, che dovrebbe essere abbattuta nel giro di poco tempo, resta in piedi per anni e anni in condizione di pericolo permanente causando un accumulo di situazioni che rendono tutto impossibile. Bisognerebbe avere il coraggio di far applicare la norma. Invece si assiste a un accumulo abnorme di pratiche. Assurdo! Solo nell’isola d’Ischia si contano 27mila richieste di condono edilizio.
Schifone: «Linee di attuazione del condono per le costruzioni abusive precise»
«Se fossero state espletate non saremmo a questo punto» afferma Luciano Schifone, presidente di Federproprietà Napoli. «Le linee di attuazione del condono per le costruzioni abusive sono ben precise: se c’è il rischio idrogeologico bisogna abbattere, quando non si può sanare dal punto di vista urbanistico, ma non ci sono pericoli, si acquisisce a patrimonio comunale. Se è un abuso di piccola entità che non reca pericoli e si può sanare, si regolarizza facendo pagare una salata multa» spiega Schifone.
«Se tutto questo fosse stato fatto – rileva – , avrebbe rappresentato un deterrente vero contro gli abusivi che continuano a costruire, non perché il condono li incoraggi, ma perché non viene applicato. Al contrario, applicandolo, verrebbe colpita anche la prostesa proprietà dell’abusivo abbattendogli la costruzione abusiva o togliendola dalle sue disponibilità. Tutto ciò nessuno lo dice».
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