Ancora modifiche schizzofreniche del Governo per i bonus edilizi
Continua l’incertezza nel mercato immobiliare, nell’edilizia (ma anche in tantissime famiglie italiane) causata dalle modifiche schizofreniche attuate dal governo Draghi ai bonus edilizi e in particolar modo al cosiddetto Superbonus 110%. Cambi continui che stanno di fatto annullando l’efficacia del provvedimento che aveva aiutato l’Italia a ripartire, seppur con tutti i limiti di un provvedimento certamente migliorabile.
La cessione del credito fiscale
Il meccanismo per la cessione dei crediti fiscali sembra aver praticamente bloccato quest’operazione mandando nel panico migliaia di proprietari immobiliari (grandi ma soprattutto piccoli), professionisti, imprenditori, aziende che non sanno come potranno sciogliere la matassa. Il rischio è che l’incentivo si trasformi in una vera e propria batosta per tutti.
Di conseguenza, si stanno moltiplicando sempre più le proteste. Ieri una nuova manifestazione si è tenuta nella Capitale per chiedere lo sblocco delle cessioni dei crediti fiscali. Tanti rappresentanti delle aziende campane sono partiti alla volta di Roma.
Nella sola Campania ci sono tra le 4000/5000 piccole e medie imprese edili (con più di 30mila addetti) che stanno soffrendo per carenza di liquidità e che rischiano il tracollo economico pur avendo soldi a sufficienza nei cassetti fiscali (ottenuti grazie al meccanismo dello sconto in fattura, così come previsto dai vari bonus, ad iniziare dal superbonus) non hanno più liquidità per far fronte agli impegni, come il pagamento delle spettanze alle maestranze.
Le imprese che hanno eseguito i lavori hanno acquisito i crediti fiscali dei committenti (si tratta in prevalenza di condomini, riqualificati dopo anni ed anni di attesa) ma ora non riescono a monetizzare quanto hanno nei loro cassetti. I tempi per la liquidazione sono lunghi; i costi per la cessione sono aumentati.
Sul banco degli imputati non l’opportunità di attuare i controlli, ma le modalità con le quali il governo ha cambiato a ritmi frenetici le regole sulle cessioni dei crediti generando confusione e incertezza mettendo a rischio il futuro di migliaia di famiglie italiane. Del tutto insufficiente poi la possibilità, prevista dal governo Draghi (nel Dl Aiuti approvato ad aprile) di una quarta cessione ai soli correntisti. Troppo ristretta la platea per consentire uno sblocco della situazione.
L’obbligo di certificazione SOA per le imprese
Come se non bastasse il governo la settimana scorsa ha cambiato di nuovo le carte in tavola e ha attuato una nuova stretta sempre per quanto riguarda i bonus edilizi. Dal 1 luglio del 2023, per beneficiarne per lavori sopra i 516mila euro, bisognerà rivolgersi a imprese che hanno la certificazione SOA, fino a oggi necessaria alle aziende per poter partecipare ad appalti pubblici. Lo prevede un emendamento al dl Ucraina bis, approvato dalle commissioni Industria e Finanze del Senato.
Dal 1 gennaio le imprese dovranno dimostrare di aver fatto almeno richiesta agli enti certificatori. A luglio invece dovranno aver ottenuto la certificazione vera e propria per poter lavorare. Un provvedimento che esclude dai lavori di riqualificazione le imprese che non lavorano per gli appalti pubblici ed estende al settore privato un sistema pensato per i lavori pubblici, che nulla ha a che fare con la qualificazione delle imprese.
La sensazione, a voler pensare male, è che il governo intenda bloccare il sistema per evitare di investire nuovi ingenti fondi. Infatti più di una volta ha manifestato perplessità davanti a questi incentivi, con il premier Draghi che si è detto contrario a proseguire su questa strada. Adesso però a pagare le conseguenze di un eventuale blocco sarebbero milioni di italiani già tartassati dallo Stato.
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