Dall’Anci una proposta per limitare i contratti brevi: non è la strada giusta
Per risolvere l’emergenza abitativa, in Italia, serve incentivare e non penalizzare. Questa può essere la chiave di volta per aiutare i proprietari immobiliari e gli affittuari a trovare un accordo e far convergere le rispettive esigenze. Per anni l’immobile è stato considerato un vero e proprio bancomat dai governi di centrosinistra che si sono succeduti e adesso, che il refrain sembra essere cambiato, dal basso, ovvero dai sindaci, arriva la richiesta al governo di perseguire ancora questa strada.
Pochi giorni fa, per la precisione martedì 13, l’Anci, guidato dal sindaco di Bari Antonio De Caro, ha presentato un manifesto per il cosiddetto “diritto dell’abitare” per contrastare il caro affitti, la crisi abitativa e i troppi b&b nelle città turistiche. Alcune delle proposte, per la verità, possono anche essere condivisibili ma una in particolare lascia perplessi: la richiesta di limitare il numero di giorni nei quali una persona può affittare il proprio appartamento come affitto breve a 4 mesi o 120 giorni nell’arco di un anno. Secondo la tesi di chi la propone i 120 giorni di affitti brevi equivarrebbero a un affitto lungo, rendendolo concorrenziale.
No alla limitazione della libertà di un piccolo proprietario immobiliare
Una tesi che a Federproprietà Napoli non appare verosimile perché limita, semplicemente, la libertà di un piccolo proprietario immobiliare che, magari, ha acquistato quell’appartamento con grandi sacrifici. Con i mutui che continuano a salire (a proposito, ieri la Bce ha aumentato di altri 25 punti base il costo del denaro) e il costo della vita che non accenna a calare. Non sembra una buona strategia continuare con l’imposizione.
È necessario dialogare e incentivare l’affitto lungo. Bisogna agire sulla leva fiscale affinché per un locatore divenga conveniente anche, e non solo, affidare la propria casa con un contratto a lungo termine. Magari spingendo sul fronte dei contratti a canone concordato.
Indubbio, infine, che ci sia bisogno di una regolamentazione del settore dei b&b e delle case vacanze. In alcune città turistiche, per esempio Napoli, ne sono sorti tantissimi, troppi, in poco tempo e senza controllo. Il governo può emanare, e sembra che lo stia già facendo con il decreto Santanché, una serie di norme che aiutino sindaci e autorità competenti a governare il fenomeno. Governare, però, non significa reprimere, ma guidare nella giusta direzione.
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