Il problema ignorato da Draghi: la cessione dei crediti fiscali era bloccata da mesi
Da tempo si discute dei crediti incagliati relativi ai bonus edilizi. Da mesi banche, imprese e piccoli proprietari chiedono al governo Draghi, prima, e a quello Meloni poi, interventi decisivi per sbloccare una situazione che ha portato sull’orlo della bancarotta aziende e famiglie. Tantissimi i cantieri cominciati e mai conclusi. Per questo motivo il consiglio dei Ministri ha deciso di fermare la cessione dei crediti fiscali e gli sconti in fattura per le ristrutturazioni future, tentando nel frattempo di ridare fiato al mercato liberando quelli che giacciono nei cassetti fiscali in attesa di una risposta.
«La situazione purtroppo era diventata troppo critica e senza un intervento tempestivo ci sarebbero stati gravi danni ai bilanci dello Stato. Comprensibile quindi l’esigenza del Governo di intervenire sotto questo aspetto» afferma Luciano Schifone, presidente di Federpropietà Napoli. «Dall’entrata in vigore degli incentivi si è registrata una bolla speculativa con i prezzi dei lavori e delle materie prime lievitate a livelli spaventosi. Inoltre le regole troppo blande e i pochi controlli hanno permesso il proliferare di truffe che hanno appesantito la situazione».
«Adesso però bisognerà proseguire con rinnovato buon senso e trovare una soluzione che non danneggi i piccoli proprietari immobiliari che, in buona fede, hanno creduto a chi gli offriva la possibilità di ristrutturare casa gratis. Niente di quanto più lontano dalla realtà, visto che comunque a pagare sarà lo Stato che si regge grazie alle tasse versate dai cittadini. Soldi che verranno a mancare nelle prossime Finanziare per diversi anni».
«Ora serve una soluzione per sbloccare le cessioni (che ammontano a circa 20 miliardi di euro) e permettere ai piccoli proprietari di completare le opere di riqualificazione. Il dover restare con la casa a metà, e con il conseguente deprezzamento, o il dover rimetterci di tasca propria i fondi sarebbe l’ennesima beffa per i cittadini che hanno avuto la sola colpa di aver iniziato la trafila, rassicurati dalle parole dell’ex premier Giuseppe Conte», conclude Schifone.
Le ipotesi per lo sblocco della cessione dei crediti fiscali
Le ipotesi sul tappeto sembrano orientarsi verso le compensazioni tramite i modelli F24 presentati in banca, lasciando in secondo piano l’idea di una cartolarizzazione.
L’ipotesi F24 è quell’avanzata congiuntamente dall’Abi e dai costruttori dell’Ance, che hanno chiesto al governo anche di sollecitare l’acquisto di crediti da società pubbliche controllate dallo Stato. In pratica le banche, che non possono più acquistare nuovi crediti perché hanno esaurito lo spazio di ‘smaltimento’ fiscale nei prossimi anni, potrebbero scaricare i debiti compensandoli con gli importi dei pagamenti fiscali fatti dai clienti con i modelli F24 ai propri sportelli. Ovviamente questo avrebbe un costo immediato per lo Stato.
La cartolarizzazione dei crediti è un meccanismo che prevede l’individuazione delle risorse incagliate, la costruzione di ‘pacchetti’ di crediti da cedere poi sul mercato con società veicolo specializzate. Il problema, in questo caso, è quello dei tempi.
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