La direttiva casa green non tiene conto delle peculiarità di ogni nazione
La direttiva europea sull’efficientamento energetico degli immobili, la cosiddetta casa ‘green’ è una «mazzata» per l’economia italiana e per i piccoli proprietari immobiliari. Fa bene, quindi, il governo della premier Giorgia Meloni ad alzare la voce e a difendere le ragioni del Belpaese. La direttiva, il cui intento magari è anche da apprezzare, non discerne da nazione a nazione e non riflette sulle esigenze dei singoli paesi.
In Italia c’è, infatti, un patrimonio immobiliare costituito, in molti casi, di edifici ultra decennali, nonché di palazzi storici e anche centenari. Nei paesi del Nord, invece, la maggior parte degli immobili è di costruzione recente o di scarso pregio economico e architettonico, il cui abbattimento cambierebbe poco o nulla. L’obbligo previsto dalla normativa casa green di portare gli edifici in classe energetica a livello «D» entro il 2033 per il nostro, invece, sarebbe un vero e proprio «bagno di sangue» che non tutti i proprietari sono in grado di affrontare.
Casa green, oltre il 70% degli immobili da ristrutturare
«Da noi – spiega un artico de ‘il Messaggero’ – oltre il 70% degli immobili, circa 9,2 milioni di edifici residenziali sugli oltre 12 milioni complessivi andrebbe ristrutturato». E implicherebbe costi di «ristrutturazione per quasi 1.400 miliardi di euro». Per un condominio il salto di due classi energetiche può costare attorno ai 600 mila euro. Sul banco degli imputati i costi dei lavori di coibentazione, ma anche la sostituzione della caldaia del palazzo o l’installazione di pannelli fotovoltaici.
Ingenti, in ottica casa green, sarebbero anche i costi di efficientamento anche per un singolo appartamento con la sostituzione d’infissi, porte e finestre. Per sostenere queste spese «generalmente – spiega il giornale – servono almeno 10-15mila euro». Mentre per un appartamento di media grandezza in una zona non centrale, i lavori possono assorbire anche più di 20mila euro. Per una villetta, invece, si può arrivare a spendere anche più di 110mila euro. Solo per una pompa di calore abbastanza potente, per esempio, ci vogliono almeno 15mila euro.
Logico quindi che la normativa scateni la rabbia degli italiani che saranno maggiormente colpiti dalla direttiva. Ben venga la volontà di aumentare l’efficientamento, il rispetto dell’ambiente e il risparmio economico sono due aspetti molto importanti, ma agire così, senza comprendere le difficoltà economiche dei singoli cittadini non è comprensibile.
Schifone: «Casa green, no al blocco degli affitti o delle vendite»
«La Comunità europea non può pensare di attuare una norma senza valutarne le conseguenze» afferma Luciano Schifone, presidente di Federproprietà Napoli che aggiunge: «Se davvero crede nella necessità di abbattere l’inquinamento e i costi per l’energia, studi una forma di sostegno per i piccoli proprietari che intendono affrontare queste spese ma che sono in difficoltà. Assurdo parlare di una questione del genere, con la crisi economica dovuta alla pandemia e alla guerra in Ucraina».
Nonostante il dibattito sulla cosiddetta casa green vada avanti da mesi, inoltre, ancora non è chiaro cosa succederà a chi non riuscirà a rispettare i parametri. Da più parti si vocifera del blocco degli affitti o delle vendite degli edifici (o appartamenti) non efficientati. «Un blocco assurdo che rischia di mandare ko milioni di italiani che nel mattone hanno investito i risparmi di una vita» sottolinea il presidente di Federproprietà.
«L’Unione europea – ha continuato – ha smentito questo tipo di obbligo ma non ha chiarito cosa succederà in alternativa. Che obbligo è se non c’è una “punizione”? In conclusione, c’è bisogno di eliminare dal dibattito il concetto dell’obbligo che comporterebbe una sanzione, mentre si potrebbe puntare sull’adeguamento incentivato che potrebbe anche rappresentare un aiuto per i cittadini e una forma di sostegno all’economia, così com’è stato il superbonus».
«Ma non è possibile legare l’operazione casa green all’obbligo per quanto riguarda i vecchi edifici. Per quelli di nuova costruzione, invece, si può prospettare una strategia diversa. Per questi come c’è l’obbligo del rispetto delle normative antisismiche si può pensare anche a un obbligo dell’efficientamento energetico», ha concluso Schifone.
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