I proprietari immobiliari hanno contribuito a rivalutare il tessuto urbano
Il patrimonio immobiliare italiano, a differenza dei Paesi del nord Europa (e non solo), è costituito in tantissimi casi da edifici di enorme pregio storico e architettonico. Fabbricati che in alcuni casi superano anche il secolo di vita. La manutenzione e la cura di questi immobili non risulta paragonabile al ripristino dei moderni palazzoni senz’anima che spesso e volentieri sorgono all’estero. C’è bisogno di più attenzione e più cura per i «gioielli» che rendono unico il tessuto urbano della nostra nazione.
Inoltre, come più volte sottolineato anche da Federproprietà Napoli, la proprietà immobiliare rappresenta un bene rifugio per i cittadini italiani. Riqualificare immobili e case vuol dire aiutare anche lo Stato a valorizzare intere zone. Sotto questo aspetto i proprietari negli ultimi anni hanno fatto decisamente la propria parte.
Lo studio di Nomisma
Secondo Nomisma l’anno scorso il 37% delle famiglie ha effettuato un intervento di ristrutturazione o miglioramento dell’abitazione in cui vive. La voglia di ristrutturare e migliorare la propria abitazione – viene evidenziato nello studio – è stata alimentata, in prima battuta, dall’inefficienza energetica: quasi 4 italiani su 10 (37%) negli ultimi 12 mesi hanno avviato interventi di miglioramento e o ristrutturazione di un’abitazione, sia essa principale o secondaria. Solo il 27% di essi sono affittuari.
Quanto al tipo di intervento il 64% dei proprietari ha effettuato interventi di carattere strutturale; il 62% ha eseguito interventi relativi a sanitari e rubinetteria; il 61% a efficientamento energetico e il 43% agli impianti di condizionamento. Guardando alle motivazioni per una persona su due la spinta è stata la volontà di migliorare il comfort abitativo, al secondo posto la riduzione dei consumi energetici (48%), al terzo, la non rimandabilità degli interventi (36%) e in ultimo (30%) la volontà di sfruttare gli incentivi statali.
Sul fronte degli incentivi statali, una famiglia su due ha deciso di aderire alle detrazioni fiscali/bonus: il 40% per interventi di riqualificazione energetica; il 37% per ristrutturazioni edilizie, il 21%, per il Superbonus 110% e il 12% per il bonus facciate.
L’effetto Draghi sui bonus edilizi: cala la voglia di ristrutturazioni
La complicata evoluzione dei bonus edilizi però, resi impossibili da ottenere dal governo Draghi, ha contribuito a spegnere l’entusiasmo dei proprietari immobiliari e solo l’11% degli italiani ha dichiarato che con certezza effettuerà interventi sulla propria abitazione nei prossimi 12 mesi, mentre il 38% è ancora indeciso. Ad ogni modo, viene sottolineato, «se nell’immediato futuro non ci fossero gli incentivi, il 57% di coloro che pensano di effettuare degli interventi di efficientamento con ricorso ai bonus non si attiverebbe». Giusto quindi rivedere il sistema e l’abbassamento al 90% per far sì che il sistema degli incentivi produca valore anche negli anni futuri e non venga abolito.
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