L’avvocato: «La mancata monetizzazione dei crediti fiscali del Superbonus costringe le imprese al rallentamento dei cantieri»
Cessione dei crediti fiscali per il Superbonus paralizzati, cassetti fiscali pieni, cantieri avviati e altri ancora da aprire, imprese in difficoltà, istituti che tergiversano nell’acquisto dei crediti perché i plafond non sono infiniti. Tantissime aziende a rischio chiusura. Cittadini, professionisti e proprietari immobiliari nel limbo. In varie parti d’Italia si sono già verificate manifestazioni per chiedere provvedimenti. Il governo Draghi ha trasformato quella che poteva essere un’ottima opportunità per rilanciare l’edilizia e recuperare il degradato tessuto sociale italiano in un incubo per migliaia di persone. Molti rischiano di perdere il posto di lavoro.
«Purtroppo è la triste realtà. Siamo alle soglie di un disastro economico per il nostro Paese» ha affermato l’avvocato Armando Rossi, esperto in materia e autore di un libro proprio sul Superbonus 110%.
«Allo stato – afferma a Federproprietà Napoli –, dati del CNA alla mani, più di 60.000 imprese artigiane operanti nel settore edile si ritrovano con un cassetto fiscale pieno, ma senza liquidità. Tra queste imprese, circa il 49% denuncia il rischio fallimento a causa del blocco alla cessione dei crediti derivanti dal Superbonus».
Malgrado «il Decreto Aiuti e le prassi interpretative dell’Agenzia delle Entrate consentano alle banche e agli altri intermediari finanziari di cedere i crediti fiscali ai propri clienti anche prima di giungere alla quarta operazione, consentendo altresì la possibilità di vendere un credito frazionato per annualità a diversi compratori, la diffidenza verso l’incentivo fiscale – causata, in special modo, dal terrorismo mediatico sviluppatosi sulla misura fiscale – spinge tali operatori alla cautela, in attesa della conversione del Decreto Legge».
Le ripercussioni sui cittadini
Pur se indirettamente la cosa riguarda anche i proprietari immobiliari, molti temono lo stop al cantiere o il rischio di dover sborsare di tasca propria ingenti somme per completare i lavori
«I rischi di stop ai cantieri – persino quelli già avviati – paventati dalle imprese del comparto edile stanno concretamente minando le certezze dei cittadini già beneficiari del Superbonus di poter fruire di tale misura. La mancata monetizzazione dei crediti fiscali costringe le imprese al rallentamento dei cantieri, con conseguente rischio di non riuscire a rispettare le scadenze imposte».
«Non sono pochi, dunque, i cittadini che temono ingenti esborsi monetari per l’esecuzione di lavori che, in molti casi, non avrebbero potuto sostenere economicamente. E non solo. I ritardi statali nello sblocco dei crediti rischia di disincentivare sempre più la misura fiscale del Superbonus perché, ovviamente, il contribuente – timoroso di dover sostenere ingenti spese – rinuncia alla fruizione del bonus».
Le possibili soluzioni per la cessione dei crediti fiscali
La quarta cessione (solo a correntisti) non sembra sufficiente. Non si poteva aprire alle cessioni illimitate tra soggetti controllati dalla Banca d’Italia?
«Certamente una soluzione praticabile sarebbe potuta essere quella di non limitare le cessioni di crediti tra banche e intermediari finanziari sottoposti al controllo e alla vigilanza della Banca d’Italia radicando, ab origine, il rischio di cessioni di credito sospette o effettuate in favore di imprese poco trasparenti nella gestione dei capitali».
«In presenza di tali limitazioni alle cessioni di credito poste dalla normativa statale, non si vede altra soluzione se non quella di sollecitare il Governo affinché adotti misure atte ad accelerare i tempi di monetizzazione dei crediti fiscali e a incentivare una misura fiscale che tanto potrebbe far bene all’economia nazionale, ove non patologicamente mortificata di provvedimento in provvedimento».
I continui cambi di rotta del Superbonus
La sensazione è che con le continue e schizzofreniche modifiche si sia voluto decretare la fine del provvedimento senza ufficializzarlo
«Purtroppo non posso che condividere la sua preoccupazione. Nonostante il Superbonus sia stato accolto con gran favore dall’Unione Europea, la quale ha addirittura raccomandato all’Italia di estenderlo alle imprese e di renderlo una misura di medio e lungo termine, come si è potuto constatare anche in altre materie, il nostro Paese tende a soffrire di una patologica inottemperanza alle raccomandazioni comunitarie. L’auspicio è che il Governo non resti sordo dinanzi alla voce dei suoi cittadini e degli imprenditori del comparto edile, sui quali pende la spada di Damocle dei fallimenti e degli stop ai cantieri».