Schifone: «Casa considerata un bancomat del Governo»
Riforma del catasto, superbonus, cedolare secca. Tanti gli argomenti discussi nella conferenza stampa indetta da Federproprietà Napoli per discutere dei temi di attualità che riguardano i proprietari immobiliari.
«La casa è un bene che viene attaccato ogni volta che c’è qualche necessità di carattere finanziario e spesso viene considerato il bancomat del governo perché è facilmente individuabile. Negli ultimi tempi questa politica si sta accentuando e si è manifestata in varie occasioni. In questo periodo, in particolare con la riforma del catasto. Un provvedimento grazie al quale probabilmente ci saranno le condizioni per procedere con un incremento della tassazione». Lo ha affermato Luciano Schifone, presidente provinciale di Federproprietà Napoli nella conferenza stampa andata in onda in streaming sulle pagine social dell’associazione.
Tanti i temi toccati dal presidente Schifone «Spesso inoltre – ha aggiunto – si parla di aumentare la cedolare secca nel tentativo di fare cassa con gravissimi danni per tutti i proprietari. Danni che subirebbero anche gli inquilini perché questo comporterebbe un aumento dei canoni di locazione».
Non di secondaria importanza «la questione del Superbonus e questa forma di beneficio fiscale che è stato adottato nel 2020 per permettere tanti interventi edilizi e finalizzato a una ripresa del comparto in Italia. Partito bene dal punto di vista del beneficio ma che – anche grazie alla nostra società che si lascia andare a fatti poco piacevoli come truffe varie – a causa di alcuni interventi legislativi, che stanno complicando sempre di più la situazione, ora mette in grossa difficoltà le aziende serie che hanno avviato i lavori per grossi importi. A loro le banche, infatti, non stanno più fornendo quell’assistenza finanziaria che invece era dovuta».
Da questo punto di vista «noi abbiamo fatto tanti interventi, anche a livello nazionale con i nostri esponenti che sono intervenuti alla Camera e al Senato per chiedere che venga portata avanti tutta la questione superbonus sia per completare i lavori che stanno avvolgendo tanti edifici ma anche per evitare che ci siano grossi problemi al comparto edilizio», conclude Schifone.
Pedrizzi: «Riforma del catasto, effetti da valutare»
La vicenda del catasto, afferma Riccardo Pedrizzi, senatore e vicepresidente nazionale di Federproprietà, è stata «affrontata recentemente da un incontro tra i partiti di Centrodestra e il premier Draghi e si è trovata una certa soluzione che, come diceva Luciano Schifone, potrebbe nascondere dei trabocchetti. Credo sia importante fare un po’ la storia di come si arrivava a definizione di questo articolo 6 che riguarda il catasto».
Pedrizzi ricorda «che tutta la vicenda è iniziata l’11/11 del 2020 quando le due commissioni finanza di Camera e Senato affrontarono il tema complessivo generale della riforma fiscale. Ci furono da allora, per un anno e mezzo, decine e decine di audizioni e le più importanti e le più decisive su questo tema furono quelle della Banca d’Italia e della Corte dei Conti».
Su tutte le audizioni «aleggiava il testo delle raccomandazioni agli Stati dell’Unione europea. In particolare il Recovery Plan che diceva chiaramente che se non ci fossero state delle riforme sul catasto, rivedendo tutta la disciplina e in particolare le agevolazioni sulle case e in Italia in particolare sulla prima casa, non ci sarebbero state erogazioni da parte dell’Europa. Quindi queste due istituzioni importanti indicarono chiaramente che bisognava riformare il catasto».
Questa indagine conoscitiva «di due commissioni, di Camera e Senato, concluse i lavori con una votazione, pressocché all’unanimità, nella quale fu approvato un documento conclusivo che non prevedeva affatto la riforma del catasto e addirittura la citazione del catasto fu espunta dal documento».
L’iter avviato dal governo Renzi
Federproprietà non ha orientamenti politici e partitici, afferma Pedrizzi, e dirà le cose così come stanno. «Tutti i partiti politici si rifiutarono di indicare la riforma del catasto in quello strumento della riforma fiscale. In pratica si riappropriarono della sovranità del Parlamento e dicevano al governo di non toccare la riforma essendo consapevoli che sulla casa già gravano una serie d’imposte e di pesi, dato che come diceva Schifone viene considerata un bancomat. Ricorderete anche che questa riforma fu proposta e l’iter fu avviato con il governo di Matteo Renzi che poi di fronte alle proteste di tutto il mondo fece marcia indietro e non portò avanti il provvedimento».
L’ultima audizione fatta dall’ordine dei commercialisti per il documento di economia e finanza «ha cifrato al 49% la pressione fiscale sugli immobili capirete immediatamente a come si è arrivati a questo provvedimento così gravoso. Anche perché in questo 49% c’è l’Imu che con il governo Monti saltò a 22 miliardi di imposizione su tutti i proprietari immobiliari che a differenza di tutti gli altri Paesi, rappresentano l’83% di tutti i cittadini italiani che mettono da parte, sputano sangue e sudore per potersi creare una casa e giustamente il governo Berlusconi, questo bisogna dirlo, eliminò sulla prima casa».
L’ipotesi patrimoniale
Ma di tanto in tanto «riemerge la proposta di patrimoniali. Si è arrivato poi di fronte alla marcia indietro del premier Draghi che quando si verificò un’ipotesi di patrimoniale, da parte di Enrico Letta, chiaramente disse che non era tempo per un’imposizione fiscale ma che era tempo di dare i soldi ai cittadini italiani in un momento di crisi come quello della pandemia. E oggi più che mai come il momento che stiamo attraversando con una guerra in corso».
Il Centrodestra «in maggioranza e in opposizione, ha fatto le barricate e si è arrivati all’incontro con Draghi ed è venuto fuori che venisse espunto dal testo dell’articolo 6 il riferimento ai valori patrimoniali. In pratica se ci fossimo fermati a questo saremmo rimasti alla valutazione degli estimi catastali. Ma non è così perché immediatamente si è introdotto il riferimento al decreto del presidente della Repubblica del 1998 che già dava la possibilità ai Comuni, quartiere per quartiere, di rivedere il valore degli immobili facendo riferimento all’Osservatorio del mercato immobiliare».
La doppia versione sulla riforma del catasto
In questo momento «i partiti di Centrodestra dicono che in questa maniera hanno eliminato il riferimento ai valori patrimoniali. Il Pd e Letta dicono: “avete visto? hanno introdotto con restrizioni vincolanti il riferimento al dpcr 138 del ‘98. Noi siamo stati leali, non abbiamo fatto opposizione e abbiamo vinto noi”. Perché dovremo vigilare? Perché fra un mese ci saranno le amministrative e tutti i partiti si dovranno presentare all’elettorato».
«C’è da dire – aggiunge – che una riforma di questa portata probabilmente non andrà in porto. Adesso andrà in Aula alla Camera, poi passerà al Senato, se ci saranno modifiche tornerà alla Camera e il governo con il testo definitivo dovrà implementare. Quindi noi dovremo controllare. Sta di fatto però che possiamo già dire che, facendo riferimento a quel decreto legge, che tutti coloro che negli ultimi 10/20 anni, hanno fatto piccole modifiche al proprio appartamento o cespite si vedranno aumentare le tasse perché di volta in volta si andrà a esaminare la situazione».
Le verifiche sugli effetti della riforma del catasto
«La valutazione camminerà su un duplice binario: il primo sugli estimi catastali, il secondo sui valori dell’Omi. Una verifica la potremo avere quasi subito perché il mercato immobiliare, quando si annunciò il varo dell’articolo 6 sul catasto, immediatamente si bloccò. Perché io non compro una casa senza sapere come e se verrà tassata» rileva Pedrizzi.
«Se sulla scorta di questo accordo il mercato ripartirà allora avranno avuto ragione coloro che hanno detto “siamo stati capaci di eliminare il riferimento ai valori immobiliari”. Se non riparte però avranno avuto torto coloro che hanno detto che non è cambiato niente e quindi il Pd con Letta che avranno detto una bugia. Noi aldilà di ogni ideologia, di ogni appartenenza, staremo a osservare come si muoverà il mercato e diremo se questo accordo avrà funzionato o no» conclude Pedrizzi.
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