Timida apertura alla quarta cessione. Occorre più coraggio
Alla fine la montagna ha partorito il topolino. Così potrebbe definirsi quanto sta accadendo in questi giorni al Governo. Nei giorni scorsi si era paventata la possibilità di poter estendere a quattro le possibili cessioni del credito fiscale nell’ambito del Superbonus 110%. Possibilità che effettivamente è stato approvata dalla Camera dei deputati nell’ambito del Decreto Energia e che ora dovrà passare al Senato. Una possibilità che però, causa le condizionalità poste, è praticamente sfumata. Sì perché il governo ha deciso che la quarta cessione del credito può avvenire solamente tra istituto bancario e un suo correntista.
Anche Unicredit e Intesa San Paolo minacciano lo stop
Una misura che appare del tutto insufficiente a sbloccare lo stallo che si sta verificando in questi giorni e che rischia di lasciare molte banche, intermediari finanziari e assicurazioni con «il cerino in mano». Un allarme lanciato anche da grandi gruppi bancari come Unicredit e Intesa San Paolo che in un comunicato stampa hanno spiegato che un quadro normativo che limita a tre le cessioni dei crediti e consente la seconda e la terza cessione solo a banche, intermediari finanziari e assicurazioni, rischia di creare un rallentamento nella cessione dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi e, se il quadro normativo non sarà modificato, si andrà verso uno stop.
«Se non verranno modificate le norme di riferimento, è inevitabile – spiegano da Intesa Sanpaolo – un progressivo rallentamento dell’acquisizione delle richieste fino all’uscita». Intesa Sanpaolo ha acquisito finora oltre 4 miliardi di euro di crediti fiscali collegati ai bonus edilizi, di cui circa la metà relativi alle imprese che hanno praticato il cosiddetto «sconto in fattura» e per un totale di richieste pari a circa 20 miliardi. In considerazione delle scadenze relative ai crediti per il 2021, «da aprile non è più possibile procedere con la cessione di ulteriori crediti collegati a interventi realizzati nell’anno passato», conclude la banca.
Anche Unicredit «sta riscontrando un elevato volume di richieste che potrebbero comportare il raggiungimento della massima capacità fiscale possibile per la cessione dei crediti». E, «alla luce di questo», Unicredit «ha avviato una valutazione interna per poter massimizzare tutte le risorse disponibili e continuare a gestire al meglio i flussi di richiesta della clientela». Al 31 dicembre Unicredit tra crediti d’imposta e impegni già presi ha un totale di circa 1,2 miliardi di euro.
Unicredit e Intesa San Paolo sono solo gli ultimi di un lungo elenco
Difficoltà nei mesi scorsi sono già state palesate da Cassa depositi e prestiti e Poste italiane. Per non parlare d’istituti bancari meno noti ma che hanno già smesso di acquistarli. Come detto in passato, sarebbe servito più coraggio dall’Esecutivo. Il mercato degli sconti sta diventando sempre più complicato e potrebbe anche causare la chiusura di aziende. Sì perché come sottolineato dal senatore Ciriani di Fratelli d’Italia «il superbonus ha creato una massa di crediti fiscali che le imprese non sono più in grado di scaricare. Si tratta di agire con urgenza. Il governo ci ha messo una pezza con un decreto che è assolutamente insufficiente».
Come sottolineato da Federproprietà Napoli in passato una soluzione potrebbe essere l’allargamento del mercato della cessione del credito rimuovendo i limiti almeno tra istituti bancari controllati dalla Banca d’Italia che, giocoforza, sono soggetti a verifiche stringenti.
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