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Superbonus 110% e cessione del credito, serve un cambio di mentalità dal Governo

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Vietato affossare il superbonus, urgono correttivi

È una settimana cruciale per il superbonus 110%, per capire la direzione che prenderà l’incentivo che fino a ora ha aiutato l’Italia a ripartire ma che ha creato anche tante polemiche. Fino a ora sono stati accertati circa 4 miliardi di euro usciti dalle casse pubbliche senza giustificativo. Di questi ne sono stati sequestrati due miliardi nei cassetti fiscali degli intermediari che li avevano ‘scontati’.

Allo stato per evitare perdite enormi Poste italiane, Cassa Depositi e prestiti e finanche alcune banche hanno chiuso le piattaforme di sconto. Perché questi crediti congelati rischiano di essere un fardello per chi li ha acquistati. Essendo infatti sequestrati, le società non potranno incassare questi soldi entro la fine dell’anno e non potranno nemmeno essere ‘trasportati’ a quello successivo diventando automaticamente ‘perdite’ per i bilanci delle aziende che lo hanno acquistato. Da qui la decisione di congelare le piattaforme. Palazzo Chigi starebbe lavorando però a una norma per far recuperare i crediti alle società una volta dissequestrati. Il problema è anche il prosieguo.

Superbonus 110%, la cessione del credito

Per porre rimedio Draghi e soci hanno messo in campo il divieto di cedere il credito dei bonus edilizi per più di una volta. Scatenando nuove polemiche. Il blocco della cessione del credito, infatti, ha quasi paralizzato l’attuazione dell’incentivo e da molte parti in causa è arrivato l’appello a rimuoverlo. Per evitare il ripartire delle truffe a Palazzo Chigi si starebbero studiando due strade. La prima è la cessione del credito perlomeno tra gli intermediari vigilati dalla Banca d’Italia. L’altra sarebbe l’apposizione di una sorta di «bollino di garanzia» da apporre ai crediti ceduti che garantisca le varie cessioni. Tutte decisioni che il governo dovrebbe inserire nel decreto legge sul caro-bollette in discussione nei prossimi giorni.

Buia (Ance): «Il grande problema è l’esistenza del cantiere»

Per Gabriele Buia, presidente dell’Ance, bisognerebbe intervenire altrove. «C’è bisogno di fare una netta distinzione tra bonus ordinari e superbonus» ha affermato ieri ad ‘Agorà’ su Rai3. «I primi non hanno mai avuto regole – spiega – e Ance ha chiesto di dare loro una regolamentazione. Cosa che non è mai stata fatta. Il superbonus è una cosa diversa. Per approcciare a una piattaforma di cessione del credito le imprese sono costrette a fare 70 passaggi diversi fra documenti e dimostrazioni varie per cui c’è una casistica e una modalità completamente diversa. Il superbonus ha avuto dei prezzari di riferimento fin dall’inizio».

«Il grande problema è invece l’esistenza del cantiere a valle – sottolinea -. Cioè il fatto che il primo credito sia veramente buono. Non le cessioni. Perché se il primo credito è corretto non ci sono problemi. Le frodi che sono emerse passano attraverso imprese improvvisate che non hanno niente a che vedere con il mondo delle costruzioni. Negli ultimi 6 mesi si sono iscritte alla Camera di Commercio 11.600 imprese con codice ateco costruzioni senza neanche un dipendente. Ma quelle imprese come pensate che possano attuare tutte le tematiche relative alla sicurezza sul lavoro se non hanno un briciolo di organizzazione? Ance sta chiedendo l’utilizzo di queste risorse passi attraverso imprese qualificate».

Sbagliato il modo di effettuare i controlli

Come tanti altri provvedimenti messi in atto da Giuseppe Conte, quindi, il problema risiederebbe nel modo di attuare i controlli che sono sempre stati previsti in un secondo momento rispetto all’avvio del bonus. Per ovviare alle frodi basterebbe verificare, all’atto della prima cessione del credito, l’effettiva esistenza del cantiere e il rispetto delle regole.

Per i ‘malfattori’ diventa troppo facile frodare se i controlli avvengono solo dopo. In questo modo diventa complicato punire chi ha commesso il reato e a pagare sono le società che hanno acquistato il credito-truffa in modo inconsapevole. Oltre ai cittadini che vedono complicarsi ancora di più la possibilità di accedere agli incentivi. Sempre che non ci rinuncino a monte. Serve studiare un sistema dove non sia sempre lo Stato a inseguire le frodi e gli imbroglioni. Serve uno Stato che detti poche regole semplici e chiare ma soprattutto controlli veri in origine e non confusionari dopo che i buoi son scappati dalla stalla.

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